lunedì 21 aprile 2014

Si raccoglie ciò che si semina

Ci sono poche cose che non sopporto. O meglio, ci sono molte cose che non sopporto, come la maggior parte delle persone, ma ce ne sono poche che davvero non tollero.
E quelle che non tollero mi riempiono di un senso di rabbia frustrazione e ansia.
Rabbia perché non le tollero, come detto sopra.
Frustrazione perché in generale queste cose non puoi gestirle come sarebbe tua intenzione fare.
Ansia perché so che in qualche modo, in qualche momento, quando meno me lo aspetterò verrò presa in contropiede da me stessa e quel che ho tenuto fino a quel momento...uscirà dal portone principale come se niente fosse. A nulla varranno le proteste delle guardie. Non si può fermare la follia.
O la vena tappata; chiamatela come meglio preferite.
Ci sono persone che credono di conoscerti benissimo, perché ti frequentano da più di due anni.
No, per inciso, non mi conoscete.
Sono convinte di conoscermi perché ho detto loro il 20% di ciò che riguarda la mia vita.
Ora, naturalmente parliamo di persone che non distinguono il parlare dal dire. Che non capiscono che parlare per ore, non significa essere messi al corrente per ore di cose strettamente personali.
Al contrario, se provi a parlare rispondono "ho capito" prima che tu riesca a finire il discorso ( e questa è una delle cose che porta la mia vena a tapparsi al 60%) e quindi si fanno il loro film personale portando inevitabilmente ad un prossimo e non ben identificato disastro. Perché è questo che fanno queste persone, creano danni indicibili, totalmente inconsapevoli di farlo in quanto non ascoltano. Loro "hanno capito".
Poi ci sono le persone che credono di conoscerti e si confondono pensando che conoscendoti possono parlare di te a chicchessia ed in totale libertà.
Questo non lo tollero assolutamente.
Primo, le persone che mi conoscono davvero, sono quelle che sanno che i miei affari personali sono appunto "personali". Quindi non vanno certo a raccontarle in giro, anzi non lo fanno e se lo fanno, io lo so (o lo vengo a sapere e qui si torna ai non-amici che credono di esserlo...).
Chi non mi conosce lo fa non sapendo che non è concesso perdono per una cosa del genere.
Non ho intenzione di togliere la parola a nessuno, non siamo all'asilo, mi limiterò a non dire più niente, continuando a chiacchierare a ruota libera. La cortesia è d'obbligo.
Secondo: se non si rende conto che quello che fa dimostra una totale mancanza di rispetto verso la mia persona, non ho più alcun motivo per portare rispetto a mia volta.
La cosa divertente è che dopo avermi offeso pesantemente con un comportamento così insensibile, si permettono di essere offese loro.
Cercano di farti sentire in qualche modo colpevole delle loro colpe.
Ora...se mi avessero ascoltato davvero, avrebbero capito che questo con me non funziona.
Funziona solo per quanto riguarda le mie colpe. Se ho una colpa non solo la sento, ma la soffro. E come tutti noi ho delle colpe, ed alcune di quelle che ho sono colpe che non sono sicura di avere, ma che comunque per ora sto pagando.
Ma le colpe degli altri sono degli altri e su loro ricadano, per quanto mi riguarda.
Posso cercare di rimediare, una, due, tre volte. Dopo di che....diciamoci la verità: non vuoi che le tue colpe vengano risolte. Anzi, vuoi che ti aiuti ad averne altre per poi poterle espiare.
Mi spiace. Non convivo bene con i gesuiti. Che ci vuoi fare.
Farmi arrabbiare per poi farsi perdonare può funzionare le prime due volte, quando ancora spero che sia una mia impressione. Da quando diventa una certezza sei fuori.
Altra cosa che non tollero è essere coinvolta in un qualcosa di personale (nel quale io non dovrei nemmeno avere il ruolo di una bicicletta che passa per la strada) per poter sempre avere  un punto di appoggio, oppure un testimone, uno spettatore innocente obbligato a far parte di un film che non gli è mai piaciuto.
Tali situazioni mi causano un'immensa ansia, dato che vengo trascinata contro la mia volontà, espressa chiaramente, di essere parte di tale situazione. E nonostante lo dica, lo ridica e lo ripeta, questo viene fatto e rifatto.
E questo non solo mi provoca ansia...no, non solo.
Mi provoca uno stato di perenne ed incontrollabile rabbia. Perché non è normale. Non è normale, non è umano, non è corretto, maturo. Fare del male agli altri per la propria soddisfazione personale è sbagliato.
Quindi io, per sentirmi soddisfatta, dopo quello che mi è successo in questi ultimi anni...ditemi, cosa dovrei, potrei e sarei autorizzata a fare?!
Perché queste persone si difendono dietro queste motivazioni.
-Perché mi è successo.
-Perché con quello che mi è stato detto.
-Per quello che mi è stato fatto...
-Sono una vittima...povero me...noi non volevamo...blablabla...
No, a voi è successo quello che a tutti è successo.
Siamo stati tutti male, abbiamo sofferto tutti, abbiamo tutti pianto i nostri vivi ed i nostri morti. Abbiamo tutti creduto e perso la fede e poi l'abbiamo ritrovata o non.
Abbiamo tutti fatto errori che non riusciamo a perdonarci ed altri che ci nascondiamo nonostante siano alla luce del sole.
Questo non ci autorizza e, ripeto, non autorizza nessuno a far del male agli altri, per alcun motivo.
La trascuratezza non ha scuse.
L'ignoranza non ha scuse.
La superficialità, la mancanza di rispetto, la fame di attenzione, il desiderio di esserci e la sindrome di vodafone non hanno scuse.
Queste persone, che sbandierano ai quattro venti di conoscerti per potersi dare una scusa mentre ti infilano le mani in tasca e passano il tuo portafoglio al primo della fila, non meritano né la mia conoscenza né tanto meno il mio affetto.
Queste persone che ti coinvolgono affinché tu sia la terra in cui piantare le proprie paure e le proprie ansie, lo scudo dietro il quale nascondersi dai propri errori, non meritano nessuna delle persone e delle cose che amo.
In effetti il problema sta nel fatto che le persone "hocapito" (scritto volutamente tutto attaccato cari) sono quelle che non capiscono perché non vogliono capire. Perché se capissero non potrebbero più fare come desiderano, scatenare le conseguenze che sanno di scatenare e poi essere confortate e difese da una manica di stupidi ( solitamente sono in mezzo a quelli ), almeno finché non afferrano la verità.
A quel punto cambiano vivaio in cerca di nuovi vigorosi e innocenti virgulti da crescere.
E' ovvio che queste cose non vengano tollerate non solo da me, ma da molti.
Eppure nessuno ci pensa. Nessuno ci pensa finché non arriva al punto di rottura.
Alcune cose non si possono perdonare.
Da questo post sembrerebbe che io sia una persona intransigente.
Ma sono diversi anni che sento dire da alcune persone -che mi conoscono-. Che sanno come sono. Che "siamo amici, dai", per poi sentire parole senza senso uscire da quelle stesse bocche, sapere di comportamenti ed atteggiamenti solo per caso. Perché qualcuno -oooppss non lo sapevi, mi raccomando non dire che te lo ho detto io-.
E certo.
Sapere che, nonostante "ti conoscano", riescano a dire e fare cose incredibili, offendersi perché mi hanno offeso, offendersi se ho altri amici ed altre persone a cui rivolgermi e con le quali amo passare il mio tempo.
Ma stiamo scherzando?!
Mia nonna non si offende se non la chiamo per Pasqua! Se vado a pranzo con mia zia senza di lei! Ed è mia nonna! Mia nonna!
Voglio dire. E' come se mia madre mi avesse detto "certo che stronza, esci con l'amanda e nemmeno mi chiami"...
La marzianità.
Come se mio padre mi avesse detto "vai a bere con gli amici e non mi inviti alla festa".
Davvero. Siamo all'assurdo!
Come se Ello mi dicesse "sei uscita con tua sorella per parlare da sole fra di voi e nemmeno mi chiedi di venire".
Ci sono cose che sono mie. Solo mie. Amicizie personali. Vicende personali. Scelte personali ed amicizie individuali.
Non esiste la simbiosi totale. Lo so io. Lo sa il mio compagno. Lo sanno i miei amici (quelli veri, repetita iuvant). Solo il pensare di doverlo spiegare mi fa rabbrividire.
Tutti noi dividiamo tutti. Con i genitori se siamo sorelle o fratelli. Condividiamo il compagno/a con amici, genitori e lavoro.
Dividiamo noi stessi con noi stessi.
Non esistono rapporti completamente e totalmente esclusivi. E se esistono sono conosciuti solo alle due persone in questione.
Quindi non esiste stizzirsi perché io ho affetto per qualcun altro o perché sono in grado di fare le cose da sola.
Persone che mi porterebbero anche in bagno se potessero. Che dicono " ma fai da te?!" o ti vogliono spiegare come fare le cose....scusate, non per fare la polemica, ma se non so come fare una cosa o mi informo o sono io la prima a chiederla ed a chiedere aiuto. Anche perché una persona con una minima coscienza di se, non si vergogna a chiedere aiuto, né si sente debole o meno capace nel farlo.
Quindi se non ti chiedo aiuto o dico "tranquilla/o faccio da me" non puoi né mettermi il broncio, né insistere nell'affermare che ad ogni modo non lo sai fare come dici di saperlo fare o come io dico che tu debba saperlo fare e così via, così via di seguito.
Si trattasse anche di lavarsi i denti.
Non è sano. Non lo è per niente.
E ora cosa fareste se vi dicessi che tutto questo, tutta questa frustrazione, rabbia, ansia che vi sta gonfiando in petto non potreste in alcun modo sfogarla?!
Se persone come queste fossero così astute nel mettersi in una posizione che le rendano inattaccabili, o quantomeno difficilmente raggiungibili come bersaglio della vostra furia?! Cosa fareste?! Vi dibattereste nella vostra rabbia, frustrazione ed ansia.
E questo non farebbe che aumentare l'ansia. E aumentando l'ansia aumenta la rabbia. Ed aumentando la rabbia aumenta la frustrazione.
Che aumenta l'ansia.
Ecco. Come vi sentireste?! Nel mio caso schiumerei di rabbia in silenzio, al buio, ringhiando sommessa nella mia tana. Aspetterei che mi passasse quantomeno la schiuma, che non fa belli, al contrario della pioggia.
Mangerei cioccolata per giorni. Mi prenderei il tempo della convalescenza per placare la fame.
Parlerei con gli amici, quei pochi, con cui mi sentirei libera nelle parole.
Aspetterei che l'animale che ringhia e sbuffa perdesse vigore, si arrendesse e mugolando si assopisse, sebbene con le orecchie sempre dritte.
Ecco, direi che in questo momento mi sento proprio in questa situazione.
E gli amici mi chiedono come faccia ad essere così controllata.
Semplice, se dentro infuria la tempesta, ma la tempesta non può infuriare, non c'è altra soluzione che far splendere il sole.
Che dire?! Certo, verrà il momento ( non troppo lontano direi ) in cui dai e dai il sole verrà a mancare, si offuscherà, si nasconderà dietro le montagne e si limiterà ad osservare la tempesta che infuria, con un mezzo sorriso che vuol dire " Si raccoglie ciò che si semina".




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